Grazia Illuminante

Solo la stessa pelle, nessun’anima.

Non ho fede incrollabile,

non ho luce e resilienza ,

non trascendo le sofferenze del corpo,

non vedo il divino oltre il reale.

Considero che il tempo mi cambi il respiro.

Per bucare il buio sull’altare, vorrei essere come Te per elevare il visibile e la mia anima

sarà libera, quindi non v’è sconfitta.

2025

Tempera, legno, gesso, nylon, cristallo Swarovski, resina.

22x46x21 cm.

TESTO CRITICO a cura di C.Mottola

Reggio Emilia, 12.01.2025

Grazia Illuminante: Tra Corpo e Spirito

L’opera Grazia Illuminante esprime la tensione tra corporeità e trascendenza, tra fragilità umana e illuminazione spirituale. La mano scolpita, elemento centrale, simboleggia la condizione umana: ancorata alla realtà materiale ma protesa verso il divino, in un gesto che oscilla tra offerta e preghiera. Gli occhi, realizzati con fili intrecciati e cristalli, rappresentano la vista non solo come senso fisico, ma come introspezione e percezione spirituale. La scelta dei materiali – il nylon, la seta color carne, gli Swarovski – crea un contrasto tra effimero e durevole, evocando la dualità tra corpo e anima. Sul fondo, lo sguardo tratto da un’opera di Francesco del Cossa (Santa Lucia, 1479) introduce la presenza di un testimone trascendente. Santa Lucia, simbolo di luce e resilienza, richiama il concetto di grazia illuminante, tema centrale anche nella Divina Commedia. La luce diventa qui guida spirituale, capace di trascendere il dolore fisico per rivelare una dimensione superiore.

L’opera si configura così come un altare simbolico, dove il corpo femminile si fa metafora della resistenza e della sacralità. Attraverso la fusione di materia e luce, Grazia Illuminante invita a riflettere sul rapporto tra visibile e invisibile, offrendo una visione in cui la sofferenza si sublima in una forza spirituale luminosa.

C. Mottola

Critico d’arte presso MACM

www.macm.com

Angela De Biase