L’albero della disobbedienza

Perché è proibito salire sull’albero? Perché ci si sporca, ci si graffia, ci sono spine pronte a ferire. Ma io non scendo. Questo gesto, apparentemente ludico, si trasforma in un atto di ribellione, un’affermazione profonda del mio essere. Non posso spiegare le ragioni di questa mia scelta; la mia voce si fa ferma: io non scendo.

Questo è un destino che spesso accompagna le donne, una narrazione che ci imprigiona: “io non posso”, “io non devo”. Si erigono limiti invisibili, un coro di incertezze che ci sussurra che non siamo abbastanza—non belle, non intelligenti, non presenti. E così, il mio racconto diventa una dichiarazione di resistenza: io non scendo da quest’albero.

Questo albero non è solo un’entità fisica; è simbolo di conoscenza, crescita, vita e disobbedienza. È il mio rifugio e la mia affermazione. Qui trovo la mia identità e il mio pensiero si dispiega, alimentato dall’energia della luce.

Immaginiamo allora alberi-pianeti, alberi di consapevolezza, creature che offrono la possibilità di elevarsi, di vedere la realtà da un punto di vista diverso, un punto di vista che per troppo tempo è stato negato. Alberi su cui le ragazze non potevano arrampicarsi, limitate da convenzioni e paure.

Eppure, questi alberi rappresentano un invito a cambiare orizzonte, a cogliere un’apertura diversa sulla vita. Salendo, abbracciamo la nostra essenza più profonda e ci riscopriamo, non più vincolate, ma libere di esplorare le possibilità infinite che ci circondano.

In questo atto di disobbedienza, quindi, troviamo la vera libertà.

 

# L’albero della disobbedienza -2024- Tecnica. Nylon, vetro, ceramica, legno, energia solare 12x25x13 cm.

 

Angela De Biase